Quando si parla di analisi finanziaria, uno dei temi che spesso genera confusione è la differenza tra Cash Flow operativo e variazione del Capitale Circolante Netto (CCN). Nonostante siano concetti strettamente legati tra loro, indicano aspetti distinti della gestione aziendale e, soprattutto, servono per interpretare in modo diverso la salute finanziaria di un’impresa.

Il Cash Flow operativo, o flusso di cassa operativo, rappresenta la liquidità generata dalle attività tipiche dell’azienda, cioè quelle che costituiscono il suo core business. In pratica, misura quanto denaro entra ed esce grazie alla vendita di beni o servizi, al netto dei costi operativi sostenuti per produrli o erogarli. È un indicatore fondamentale perché mostra se l’attività caratteristica è in grado di autofinanziarsi senza ricorrere a fonti esterne come prestiti o aumenti di capitale.

Molto spesso nel calcolo del Cash Flow operativo si parte dall’utile netto, a cui si sommano componenti non monetari come ammortamenti e svalutazioni e si sottraggono o aggiungono le variazioni del Capitale Circolante Netto. Ed è qui che molti si confondono: la variazione del CCN non è un flusso di cassa in sé, ma una componente di aggiustamento.

Il Capitale Circolante Netto è dato dalla differenza tra attività correnti (crediti verso clienti, rimanenze di magazzino, ecc.) e passività correnti (debiti verso fornitori, debiti tributari, ratei e risconti passivi). Quando questo valore varia da un esercizio all’altro, indica che ci sono stati spostamenti di risorse all’interno del ciclo operativo. Un aumento del CCN significa che l’azienda ha impiegato più risorse in crediti o scorte, quindi ha sottratto liquidità. Al contrario, una diminuzione libera risorse e produce liquidità.

Per capire meglio: se un’azienda aumenta le sue scorte di magazzino, sta di fatto utilizzando liquidità che rimane “ferma” sotto forma di prodotti non ancora venduti. Se invece incassa più velocemente dai clienti o ritarda i pagamenti ai fornitori, migliora la propria liquidità riducendo il CCN.

Il punto chiave è che la variazione del CCN incide direttamente sul Cash Flow operativo. Un’impresa potrebbe mostrare un buon margine operativo lordo ma vedere ridotto il flusso di cassa perché ha aumentato troppo le rimanenze o allungato i tempi di incasso. Per questo motivo molti analisti, quando valutano la solidità finanziaria, osservano con attenzione come si muove il CCN.

Chi gestisce un’azienda dovrebbe imparare a leggere questi due indicatori insieme. Un Cash Flow operativo positivo, ma costantemente eroso da un aumento del Capitale Circolante Netto, è un segnale di possibili tensioni di liquidità nel medio periodo. Viceversa, un buon controllo del CCN può liberare risorse preziose anche in momenti di calo dei ricavi.

In sintesi, il Cash Flow operativo fotografa la capacità di generare cassa dalle operazioni ordinarie, mentre la variazione del Capitale Circolante Netto mostra come la gestione corrente di crediti, debiti e scorte influenza questa capacità. Comprendere bene la relazione tra questi due elementi permette di prendere decisioni più consapevoli, evitando di sottovalutare problemi di liquidità che potrebbero emergere quando meno ce lo si aspetta.

 

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